Looppeggiando e clambando. Sembreranno parole strane, ed in effetti lo sono, ma descrivono in maniera adeguata cosa fanno i velivoli in transito presso l’aeroporto principale di Londra.

Potremmo definirli così: looppeggiando – dall’inglese loop (cerchio), lo abbiamo coniato vedendo che praticamente tutti gli aerei subiscono un circling, mentre clambando, sempre dall’inglese to climb (salire), lo abbiamo inventato per definire le evidenti salite ripide e le virate che i piloti sono costretti a fare per sgomberare la pista per il decollo successivo.

Questa immagine vale più di mille parole:

In rosso gli atterraggi, in verde le partenze

Signori e signore, Benvenuti a London Heathrow!

72 milioni di passeggeri, basterebbe questo dato per far capire al lettore di che aeroporto stiamo parlando e dei motivi per i quali i velivoli hanno poco spazio tra di loro. A rendere la ricetta decisamente corposa, aggiungiamo che ha solo due piste e che tra le 22 di sera e le 6 di mattina non vola nessuno. Et voilà, il gioco è fatto. Hub di British Airways e casa anche di Virgin Atlantic, queste sono le destinazioni raggiunte:


Detto del luogo, passiamo alla nostra avventura che ci vede, ogni anno, andare a curiosare in qualche hub europeo. Eccoli qui, Ricardo, Daniele, Paolone e lo scrivente Fabio, solcare i cieli, questa volta, per spottare nel settimo aeroporto al mondo per passeggeri. Abbiamo prenotato ad aprile per poter volare a fine luglio tutti insieme con British Airways, rispettivamente da Linate (io, Daniele e Paolo) e da Stoccolma Arlanda (Ricardo), riservando anche l’albergo, il Twistle Hotel, dotato di terrazza panoramica nel ristorante interno che da sulla pista più a nord.

Partenza sabato 22 luglio, con un bel sole che inizia a surriscaldare la pista del City Airport della città meneghina, e con G-EUYA (Airbus A320) ad accompagnarci nell’avventura di quest’anno. Arrivati a Heathrow, in attesa dell’arrivo dello svedese, gli occhi iniziano subito a brillare, constatando la quantità e la varietà dei velivoli presenti. Ci portiamo subito in hotel facilmente raggiungibile con il bus gratuito della linea 423 per lasciare le valigie.

Il nostro pensiero va immediatamente allo spotting point per eccellenza, cioè il famoso prato vicino a Myrtle Avenue. Con la stessa linea di bus raggiungiamo la stazione metro di Hatton Cross e a piedi (500 mt) arriviamo al prato, cogliendo subito, proprio sulla testa, tutti gli arrivi da ogni parte del mondo e di qualsivoglia modello di aereo.

Stranamente il sole fa capolino, tra le innumerevoli nuvole che tempestano questo angolo di Gran Bretagna. La pacchia dura poco, perché una fastidiosa pioggerellina nel pomeriggio ci costringe a spostarci per ripararci.

Verso sera, anche se stanchi, raggiungiamo Londra per ammirarne furtivamente le bellezze architettoniche e non solo… Il metodo più economico che abbiamo trovato è stato quello di prendere la metro direttamente dal Terminal 5 dove siamo atterati. Costo 12 sterline a/r, per un viaggio che dura all’incirca 50 minuti con 20 fermate con destinazione finale nella famosa piazza di Piccadilly Circus.

Anche qui la pioggerellina ci perseguita e la temperatura è anche bassa, soprattutto confrontandola con i 30 gradi diurni di Milano. In un amen però, il cielo si apre e riusciamo a farci quattro passi tra Piccadilly Circus, la cattedrale di Westminster, il Big Ben e la ruota panoramica London Eye. Da qui con la nostra attrezzatura sarebbe quasi possibile spottare, considerato il fatto che riusciamo a distinguere quasi a occhio nudo gli aerei in atterraggio (una mano ce la dà il fido Flightradar24 grazie al roaming dei dati gratuito in tutta Europa dal 15 giugno). Sembrerà strano, ma vengono instradati al passaggio sopra la città per il minor rumore in atterraggio rispetto al decollo.

E siamo al day 2. Aperti gli occhi e rinsaviti da sveglie alle 5 di mattina del giorno precedente, ci troviamo sulla terrazza del nostro hotel, che ha una vista meravigliosa sul T5, quello dedicato a British Airways, nonché sulla testata pista 9L. Peccato che i decolli siano dalla 27R, e questo limita ai soli widebody la possibilità di essere fotografati decentemente.

Tutto il perimetro dell’aeroporto è chiuso da una recinzione molto alta e con minacciosi cartelli che ne proibiscono l’avvicinamento pena dure reprimende. Essendo molto difficile scattare foto con aerei sulle taxiway o in pista, non ci resta che ritornare a Myrtle Avenue fino alle 15, orario in cui vengono invertiti i decolli e gli atterraggi, in un modo molto simile a Malpensa ma gestito a settimane alterne seguendo questo schema.

Alle 15 per un attimo si ferma tutto, con aerei in holding sulle quattro aree designate e con aerei già pronti sulle taxiway per entrare in pista.  Sono solo pochi minuti prima di riprendere l’incredibile sequenza di arrivi e partenze.

Ci posizioniamo assieme ad altri spotter locali a lato della rotonda che immette i veicoli nell’area di manutenzione di British Airways. Tra un atterraggio e l’altro, non possiamo non ammirare che anche le strutture dedicate alla manutenzione vanno di pari passo con il resto. Fuori dagli hangar ci sono tre widebody appena usciti da qualche check, un B777, un A380 e un Dreamliner.

Inizia a piovigginare, senza particolare insistenza, ma fastidiosamente. Dopo qualche ora si apre di colpo il cielo e gli aerei vengono illuminati dalla luce del sole. Non solo, lo sfondo si arricchisce di uno splendido arcobaleno circolare, segno che la pioggia si è spostata più a ovest. Rimaniamo fino a quando la luce non diventa troppo calda, cioè fino alle 20.

Un hamburger e quattro belle birre ci toglieranno la fame e la sete accumulata e suggelleranno un’altra giornata da ricordare. E, a proposito di ricordi, cosa c’è di meglio che non farsi un bel selfie davanti al A380 di Emirates in scala 1:6 posizionato dove, fino a pochi anni fa c’era un analogo modello del Concorde di BA?

Il giorno dopo ci riposizioniamo alla rotonda per ammirare ancora gli atterraggi. Ci spostiamo poco dopo sul curvone prima di arrivare alla rotonda per fotografare gli aerei sul lato destro, visto che sono in atterraggio sulla 27R. Anche qui riusciamo a ritardare la nostra partenza verso l’italia, fino a aspettare il 767 TAM con la livrea Walt Disney. Peccato che per un soffio il cambio delle piste ce lo toglie dagli obiettivi.

Ci portiamo verso il T5, dove scopriamo che i nostri voli subiranno un ritardo di quasi due ore. Poco male, dopo l’ennesimo hamburger ci gustiamo un bel tramonto dalle vetrate del terminal e la vista di un B747 al finger. Immenso…

Alla fine è veramente come ce lo hanno sempre raccontato: aerei che arrivano e partono senza soluzione di continuità, se non per il cambio piste. Ottimamente costruito, come disposizione dei vari terminal, ormai è arrivato a essere sottodimensionato per il traffico che sopporta. Vari progetti sono al vaglio, tra i quali l’ampliamento con una terza pista di Heathrow.

God save Heathrow!

Fabio Zocchi


Galleria fotografica di Ricardo Baldassarre (174 foto)